“Cu tia avissi avutu furtezza e casteddu” di Millie Galante

Nell’ambito della rassegna “Ottobre, andiamo. E’ tempo di migrare”, domenica 14 ottobre 2018, alle ore 16.30 presso il "Museo delle Spartenze dell'area di Rocca Busambra" con sede in corso San Marco a Villafrati, avrà luogo la presentazione del libro “Cu tia avissi avutu furtezza e casteddu” di Camela “Millie” Galante, seconda edizione trilingue.
Intervengono: Hildegard Nimke Pleva, pronipote dell’autrice e curatrice del volume, Nicola Grato, poeta e docente, Antonino Lodovisi, assessore alla cultura del Comune di Villafrati, Flavia Schiavo, docente presso l’ Università di Palermo, Marcella Croce, scrittrice, Elio Di Piazza docente presso l’ Università di Palermo, Santo Lombino direttore scientifico del Museo. A seguire, la proiezione del cortometraggio: “Meet Frank” di Paolo Paparcuri. Organizzano il Museo delle Spartenze, il Comune di Villafrati, il Teatro del Baglio.
Carmela Galante nacque nel 1910 a Castellammare del Golfo da Gaspare e da Giuseppa Greco.
La madre morì poche settimane dopo il parto, mentre il padre, in seguito alla fine della sua piccola flotta navale, si tolse la vita lasciando quattro figli.
Nel 1920 la sorella Rosalia sposò un giovane, Francesco Milazzo, già emigrato negli Stati Uniti, dove i due decisero di tornare, portando con loro Carmela, che aveva allora 11 anni. Quando arrivarono all’isola di Ellis Island, lei dovette rimanere da sola due settimane nei dormitori freddi e bui: il cognato doveva dimostrare di avere risorse economiche per mantenerla. I tre si stabilirono a New York dove a quindici anni, Carmela, detta Millie, si impiegò in un’azienda tessile, dove lavorava anche quindici ore al giorno cucendo capi di vestiario.
Negli anni Venti Millie sposa Vincenzo Costa, anche lui originario di Castellamare e accudisce la famiglia della sorella, morta nel 1930.
Negli anni ‘40 ottenne un posto di lavoro nell’atelier di Nettie Rosenstein, sarta d’alta moda che produceva pezzi unici per clienti importanti, come Mamie Eisenhower, moglie del presidente U.S.A.
Colpita da un tumore, Millie subisce diversi interventi chirurgici ed è sottoposta a cure radioterapiche che la stancano e la indeboliscono. Ha seri problemi agli occhi e soffre di dolori, vertigini e nausea. Nel gennaio 1964 scrive quaranta poesie in siciliano, in cui si riportano alla memoria i luoghi dell’infanzia (rivisitati in un viaggio in Sicilia del 1958): il castello del suo paese natale e le località di Marinella, Guidaloca, Scopello  e Fraginesi, oltre che Mondello e Monte Pellegrino a Palermo. Millie racconta la vicenda del suo primo impatto con l’America, rende esplicito il suo ritorno alla fede cattolica, dialoga a distanza con la madre che non ha mai conosciuto.
Trasferitasi col marito da Brooklyn a Scottsdale, Arizona, si spense nel 1968.
Le poesie, conservate da Hildegard Nimke Pleva, nipote della sorella Rosalia, furono pubblicate nel 2011 nel libretto “Cu tia avissi avutu furtezza e casteddu”e vengono adesso ripubblicate in edizione ampliata. s.l.

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