A SPARTENZA

Sona la sirena di lu bastimentu,
duna lu signali d’a partenza.
Vu… vu… vuuuuu.

E lu bastimentu s’alluntana,
lentu lentu,
di la banchina
china di lacrimi di sangu.

È chinu di pirsuni migranti
stu bastimentu,
custritti a pàrtiri
pii la disoccupazioni.

A li spaddi làssanu ricordi,
parenti, amici cari,
ca salutanu a gesti,
a gola china.

Di 'nterra ci rispùnninu :
«Mi raccumannu!
Attentu pi’ lu mari!
Attentu cu cu ti unci,
cu cu ti vai a curcàri!»

‘U capitanu rumpi dd’emozioni,
e aràciu aràciu ordina:
«Barra a dritta! Avanti tutta! Saluto!»

E la sirena fu la prima e l’ultima a fàrisi sentìri:
Vu… vu… vuuuuu.
Lu vapuri parti,
e prestu scumpari mari mari.

Ciao figghiu, ciao patri, ciao amuri !

Serafino  AZZARA (21 ottobre 1988)

Ottobre, andiamo. E’ tempo di migrare

Il “Museo delle Spartenze dell’area di Rocca Busambra”, istituzione del Comune di Villafrati, componente della “Rete dei Musei siciliani dell’emigrazione” e della rete “Museologica”, organizza per il mese di Ottobre 2018 alcuni momenti di riflessione sulle migrazioni di ieri e di oggi, intitolati “Ottobre, andiamo. E’ tempo di migrare”.
Il Museo, inaugurato il 28 gennaio scorso, vuole rappresentare e documentare il fenomeno migratorio che, a partire dalla fine del secolo XIX ha colpito il nostro territorio, continuando nei decenni successivi fino ai giorni nostri. Nel periodo 1894-1920 sono emigrati circa 50.000 abitanti dai comuni di riferimento del Museo, che comprende, oltre a Villafrati, i Comuni di Corleone, Bolognetta, Marineo, Cefalà Diana, Godrano, Ventimiglia di Sicilia, Baucina, Ciminna, Prizzi, Vicari, Lercara Friddi, Mezzojuso e Campofelice di Fitalia. Paesi destinatari sono stati le due Americhe, i Paesi europei (soprattutto Svizzera, RFT, Francia), e il settentrione d’Italia. Nei saloni espositivi sono presenti documenti, oggetti, fotografie, filmati, arredi, bauli e valige che consentono al visitatore, anche grazie alle istallazioni dell’artista Domenico Giammanco, di immergersi nel passato della nostra popolazione.
Apriremo le iniziative il 3 ottobre, Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita dalla legge 45 del 2016 con lo scopo diricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà.
In quella data il Comune di Villafrati ed il Museo organizzeranno un seminario informativo su cosa significa essere tutore volontario. Si vuole far conoscere la figura del tutore, quale forma di cittadinanza attiva, che valorizza la responsabilità dell’adulto nel servizio e nella cura dell’infanzia, ma anche nella costruzione di una comunità sociale educativamente connotata. Considerando che tra i nuovi protagonisti del fenomeno migratorio i Minori stranieri non accompagnati MSNA rappresentano un numero sempre maggiore di migranti che fuggono da violenze, guerre e miseria e che sbarcano sul nostro territorio nazionale, ritrovandosi nella maggior parte delle volte in condizione di alta vulnerabilità in quanto affrontano il viaggio senza i propri genitori durante l’infanzia o l’adolescenza, riteniamo che si debba porre attenzione ai loro bisogni e valorizzare la loro individualità culturale e religiosa, favorendo la piena integrazione nel contesto di arrivo, per superare la condizione di “straniero/nemico” in cui si viene a trovare il minore una volta giunto in Italia.
Si intende inoltre evidenziare la cultura migratoria presente in Sicilia attraverso la valorizzazione di opere cinematografiche realizzate nel passato e negli anni più recenti e attraverso la diffusione dell’opera poetica dell’emigrata siciliana Carmela “Millie” Galante Costa (Castellammare del Golfo 1910- Arizona 1968), che vedrà la presenza della pronipote Hildegard Nimke Pleva che verrà dagli Stati Uniti per presentare la nuova edizione del volume “Cu tia avissi avutu furtezza e casteddu” (in siciliano, italiano ed inglese) e far rivivere la vicenda della prozia Millie, giunta nel 1921 negli Stati Uniti, dicentata sarta di un grande atelier di moda: colpita da un male incurabile, ha scritto quaranta componimenti poetici nella parlata di Castellammare del Golfo.
Per dare vita alla costruzione di nuove tappe nella realizzazione del Museo delle Spartenze ospiteremo i responsabili del “MIM - Museo interattivo delle migrazioni” di Belluno, emanazione dell’Associazione “Bellunesi nel mondo,” con cui sarà pubblicamente firmato un protocollo di intesa per mettere in cantiere varie e diverse forme di collaborazione culturale e ricettiva nei prossimi anni.

L'emigrazione siciliana clandestina in Germania. Raccontata da Stefano Vilardo

Gli italiani hanno la memoria corta. Chi oggi si meraviglia dei flussi migratori “irregolari”, che hanno uno dei loro primi approdi nei porti e nelle coste siciliane, ha dimenticato che 50 anni fa “irregolari”sono stati molti nostri connazionali. C’è un libro, tra i tanti, che ha documentato in modo vivo e inoppugnabile il carattere clandestino di gran parte dell’emigrazione siciliana in Germania nei primi anni 60 del 900. Questo libro, scritto da Stefano Vilardo, s’intitola TUTTI DICONO GERMANIA GERMANIA e costituisce un documento prezioso della storia del suo paese, Delia (CL), oltre che un coraggioso atto di denuncia delle ragioni che costrinsero centinaia di migliaia di siciliani, in quegli anni, ad emigrare clandestinamente. La prima edizione del libro venne pubblicata nel 1975 dall’Editore Garzanti con una breve ma densa introduzione di Leonardo Sciascia. Scomparso dalla circolazione , malgrado la sua straordinaria attualità, il volume è stato riproposto nel 2007 da Sellerio. Chi scrive ne sta ricostruendo la genesi, dal momento che l’autore ci ha permesso di prendere visione delle originali bobine nelle quali registrò le interviste agli emigrati del suo paese natale. Pur avendo rielaborato poeticamente le testimonianze di questi ultimi, Vilardo è rimasto fedele alla lettera e allo spirito delle parole dei suoi compaesani. Una prima anticipazione della ricerca, tuttora in corso, è stata data nel saggio Poesia e storia in “Tutti dicono Germania Germania” di Stefano Vilardo presentato ad un Convegno Internazionale di Studi svoltosi nel 2010 all’Università di Cagliari e in un articolo pubblicato recentemente nella rivista telematica Dialoghi Mediterranei: http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-voce-degli-emigrati-in-poesia/. A questi lavori si rimanda chi volesse saperne di più. Di seguito alcuni brani delle 42 storie raccontate nel libro. (fv)

Sono partito per la Germania / il due ottobre del millenovecentosessantuno / che qui non potevo più campare /io e la famiglia con quattro bambini / Sono partito da clandestino / e non ho passato le montagne a piedi come tanti altri / ma d’intrallazzo con le macchine / Centomila lire mi è costato / denari prestati al vento per cento / ma Dio mi ha aiutato / e ora alla posta ho qualche milione. (Stefano Vilardo, Tutti dicono Germania Germania. Poesie dell’emigrazione, Sellerio 2007, pag . 19).

Partii per la Germania da clandestino / Per attraversare le montagne / feci dodici ore di cammino a piedi / soffersi molto ma appena arrivato / mi imbocciai in una fabbrica di prodotti chimici / Lavoravo a riempire fusti di acido / un giorno per poco non ci lasciai un occhio / chè una goccia mi schizzò in faccia […] Ci capiamo a gesti / a mano a mano gli rubiamo qualche parola / ma a me mi fanno schifo / ché ci trattano peggio dei cani / un giorno che entrai in un caffè con gli amici / che volevamo berci una bottiglia di birra / ci buttarono fuori a pedate. ( Sellerio, pp.47-48)

Molto prima d’emigrare lavoravo la terra / la lasciai ché non mi dava più da campare / e mi misi a fare il manovale /Insomma mi guadagnavo la giornata / poi un sommatinese mi convinse / a partire con lui per la Germania /Arrivammo a Ventimiglia / in venti persone tutte deliane / Per passare la frontiera / ci portarono per le montagne / in mezzo ai boschi / attenti alla Finanza / Non riuscimmo a passare / l’altra guida che doveva arrivare con le macchine / non venne / e noi restammo in mezzo alle montagne /senza acqua né pane / Allora un mio amico che aveva fatto più volte quella strada / mi portò con lui / Riuscimmo a passare / c’era la neve più alta di un metro / camminavamo con la bocca / ché non riuscivamo a stare dritti / tutti bagnati / mezzo soffocati dal vento / ma gli altri compagni li bloccò la polizia / A Grenoble trovammo dei paesani / che ci ricoverarono / e l’indomani ci portarono al lavoro / In Francia stavo bene / ma un mio amico mi disse / che in Germania pagavano meglio / allora andiamo a vedere / Passammo clandestinamente / di notte / alle due / Attendemmo dentro un cimitero che si facesse notte / so io la paura che mi presi (Sellerio, pp.80-81)

Partii da clandestino / con diversi paesani e sommatinesi e favaresi / Passammo le montagne / così alte che facevano spavento / Sette giorni di fame /che ci nutrivamo con la neve / Camminavamo di notte / per la paura che la polizia ci scoprisse ( Ibidem, pp.109-110)

***

Non riuscivo a campare qui /Lavoravo in miniera a Ramilia / per un salario di fame /         Il padrone il cavaliere Sala /ci faceva sempre scioperare /affinché la regione gli desse i contributi /Soldi sempre soldi /era come un pozzo senza fondo / ma a noi non lasciava che le briciole. ( Sellerio pag.31)

Uno scappa di casa e va all’estero / per i bisogni della famiglia / per risolvere il problema della casa / per amore dei figli per se stesso. / Solo come un cane / si mette sopra un treno / che lo porta in terre mai viste / tra gente che non conosce / e quando arriva è la cosa più brutta del mondo / chè uno non sa parlare non capisce. […]. È per questo che scappiamo all’estero / è per campare i nostri bambini. ( Sellerio pag.33)

Partii per la Germania / nel mese di novembre del sessantatré / e mi sembrò di essere andato all’inferno / […] /E’la lingua che non ci aiuta / Io mi faccio i fatti miei / E’ dal cinquantanove che vado e vengo / e ancora non capisco niente / Non parlo e lavoro come un mulo / allora mi rispettano/ Bisogna lavorare e stare zitti / […] Ritorno dal lavoro stanco morto / e arrivato in baracca devo cucinarmi / e lavarmi la roba e rattopparla / chi ha tempo di pensare alle donne / E’ vita questa / Vita di sacrifici / Ma io dico / che sempre noi dobbiamo farli questi sacrifici / ché siamo figli di puttana / muli siamo senza padre né madre (Sellerio, pag.26)

"La Spartenza" a Milano

Si terrà a Milano dal 13 al 16 settembre, il Festival Internazionale del Documentario “Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà”, l’importante appuntamento con il cinema del reale, aperto al pubblico con ingresso gratuito, organizzato dalla società di produzione Frankieshowbiz, con la direzione artistica di Fabrizio Grosoli. Madrina della quarta edizione del Festival sarà l’attrice e regista Lorenza Indovina.
Al Festival temi di grande attualità mondiale saranno narrati, trattati, indagati attraverso il racconto del cinema del reale, un racconto che supera le barriere e porta uno sguardo autentico capace di offrire nuove consapevolezze. Le donne e il coraggio, la società e l’ambiente, la corruzione, l’identità di genere, l’immigrazione e il mare quale palcoscenico, teatro e crocevia secolare di guerra e di pace, di cultura e di civiltà, messaggero di storie di lavoro e sopravvivenza, ma anche muto spettatore di amore e di dolore. E ancora tecnologia, innovazione e futuro.
Durante i quattro giorni del Festival che trasformeranno Milano nella capitale del documentario, saranno raccontate, attraverso storie e voci diverse in grado di portare alla luce senza filtri aspetti poco noti o rimossi dal nostro quotidiano, la società e i suoi mutamenti.
L’ampia programmazione del 4° Festival prevede la visione di una selezione di film documentari nazionali e internazionali in anteprima alla presenza di ospiti, autori e autrici internazionali, masterclass, incontri e panel di approfondimento.
6 film documentari fuori concorso della migliore produzione cinematografica italiana contemporanea, tra cui l’anteprima de “La Spartenza” di Salvo Cuccia, in programma venerdì 14 settembre al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano.
Il documentario si ispira alla autobiografia di Tommaso Bordonaro “La Spartenza”, che vinse il premio Pieve 1990 per il miglior diario inedito. Spartenza significa separazione e partenza. Bordonaro emigrò nel 1948 negli USA e il documentario ci porta tra Bolognetta e il New Jersey. La sua storia è un frammento della storia generale delle migrazioni, toccante e unica perché raccontata in prima persona da un migrante. Ci interessa l’unicità e la particolarità della sua storia: la testimonianza di un solo individuo tra milioni di migranti, raccontata attraverso il libro e circa quattro ore di film privati.