Se fosse tuo figlio


Se fosse tuo figlio
riempiresti il mare di navi
di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme
a milioni
facessero da ponte
per farlo passare.
Premuroso,
non lo lasceresti mai da solo
faresti ombra
per non far bruciare i suoi occhi,
lo copriresti
per non farlo bagnare
dagli schizzi d'acqua salata.
Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare,
uccideresti il pescatore che non presta la barca,
urleresti per chiedere aiuto,
busseresti alle porte dei governi
per rivendicare la vita.
Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto,
odieresti il mondo, odieresti i porti
pieni di navi attraccate.
Odieresti chi le tiene ferme e lontane
Da chi, nel frattempo
sostituisce le urla
Con acqua di mare.
Se fosse tuo figlio li chiameresti
vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti
vorresti spaccargli la faccia,
annegarli tutti nello stesso mare.
Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Puoi dormire tranquillo
E sopratutto sicuro.
Non è tuo figlio.
È solo un figlio dell'umanitá perduta,
dell'umanità sporca, che non fa rumore.
Non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Dormi tranquillo, certamente
non è il tuo.
Sergio Guttilla
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29 giugno 2018
Dedicata a i 100 morti in mare, morti affogati
in attesa di una nave che li salvasse.

Marineo nel mondo: Vincenzo Li Castri nella colonia di Brooklyn

A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, i primi emigrati di Marineo si insediarono nella Little Italy di New York. Successivamente, con il miglioramento delle condizioni economiche, alcune famiglie cambiarono residenza. Così, anche nel quartiere Bensonhurst di Brooklyn si formò una piccola colonia abitata in prevalenza da italiani, molti dei quali di Marineo. Nel tempo, il club cambiò più volte sede: i locali ospitavano la statua del santo in argento ed il suo corredo di bandiere, quadri, stendardi, registri e preziosi oggetti votivi.  Infine, nel 2004 la Società prese sede alla 13 Avenue e 65 strada. Ma un drastico calo dei residenti, causato da trasferimenti e assenza di nuovi arrivi, costrinsero gli ultimi marinesi residenti alla chiusura. Le statue e gli arredi furono così consegnati ai compaesani residenti a Garfield, New Jersey. Vincenzo Li Castri (1919-1992) fu uno dei membri più attivi di Brooklyn. Fece parte della Società di San Ciro in qualità di socio, segretario e, infine, presidente. Durante la sua gestione riuscì a raggiungere importanti traguardi: fra questi il certificato di incorporazione con lo Stato di New York. Li Castri aveva lavorato come sarto a Palermo e poi, negli anni quaranta, aveva aperto una sartoria per uomo a Marineo. Nel 1962, assieme alla moglie Pina Ficarra, e con i figli ancora piccoli, decisero di tentare l'avventura americana. Vincenzo trovò subito lavoro presso una sartoria di Manhattan. Ma abituato com’era alla sua indipendenza, lavorò duro fino a quando riuscì ad aprire un suo negozio a Brooklyn, dove visse con la famiglia per molti anni. Divideva il suo tempo tra la sartoria, la famiglia e le attività del club San Ciro. Nel 1986, con il pensionamento, si trasferì in Florida.  Il 13 maggio del 1992 il signor Vincenzo venne a mancare. La Società religiosa San Ciro di Brooklyn dedicò una targa ricordo alla sua memoria.

Una storia fatta con il pubblico e per il pubblico


Il Museo delle Spartenze non è solo luogo dove trovare informazioni e immagini sui temi migratori, ma anche contenitore di domande, risposte, problemi. Si ispira alla pratica della “Public History“, la storia fatta con il pubblico e per il pubblico, fuori dalle accademie, intrecciando storiografia e memoria collettiva. Il museo vuole essere, quindi, strumento di conoscenza e valorizzazione della memoria storica delle migrazioni, sede di laboratori didattici e centro propulsore di ricerche e di raccolta di documenti, per favorire la riflessione anche sulle cause e le conseguenze delle attuali partenze dei giovani verso il Nord e i Paesi europei e stimolare, nello stesso tempo, il confronto con le migrazioni contemporanee, che vedono arrivare in Sicilia persone che quotidianamente rischiano la vita fuggendo da carestie, guerre e persecuzioni.

La Sicilia terra di "spartenze"

Nel periodo che va dall’ultimo quarto del XIX secolo al primo ventennio del XX, circa cinquantamila uomini donne e bambini lasciarono il nostro territorio, attraversarono il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico per cercare nelle due Americhe, soprattutto negli Stati Uniti, condizioni di vita più dignitose, inserendosi nel vasto mondo della prima globalizzazione. Non mancarono coloro che sbarcarono in Tunisia, dove si formò una significativa colonia di Italiani. L’esodo, che ha privato la nostra zona di importanti risorse umane,  è continuato per oltre un secolo ed è ripreso dopo la seconda guerra mondiale soprattutto verso le regioni settentrionali (Piemonte, Liguria, Lombardia) ed i Paesi europei, soprattutto Svizzera, Francia, Belgio e Repubblica Federale Tedesca. Recentemente la nostra Isola è diventata luogo di immigrazione dai paesi dell’Est europeo, dall’Africa e dall’Asia, ma è rimasta terra di "spartenze" per migliaia di giovani, spesso molto qualificati.

Il percorso museale

Il percorso museale si snoda attraverso vari ambienti, che consentono di seguire i diversi aspetti del fenomeno migratorio. Il visitatore vedrà illustrate dai pannelli di colore rosso le cause espulsive ed attrattive della grande emigrazione, per poi passare ad una seconda sala dove pannelli di colore verde mostrano le caratteristiche del viaggio che dai centri abitati arrivava all’imbarco marittimo e da qui alle regioni di insediamento. La terza tappa (colore giallo) documenta delle condizioni di vita e di lavoro nelle società di arrivo e le società di mutuo soccorso lì costituite da chi proveniva dallo stesso paese o trerritorio. Le immagini dei migranti che soprattutto dalla costa sud del Mediterraneo hanno tentato, spesso con esito tragico, di raggiungere la Sicilia, sono presenti nella quarta sala. Un altro ambiente darà conto dell‘esodo che ha visto una parte notevole della nostra popolazione raggiungere nel secondo dopoguerra i Paesi europei e le regioni italiane del Centro-nord.

Nella rete dei Musei siciliani dell’emigrazione

Il Museo delle Spartenze è una istituzione del Comune di Villafrati voluta dalla Giunta municipale nel 2015 e regolamentata dal Consiglio Comunale nel 2016, in seguito alla mostra Sicilian crossings and derived communities (Traversate siciliane e comunità derivate) organizzata a Palazzo Filangeri dalla Rete dei Musei siciliani dell’emigrazione. Vuole offrire la documentazione della esperienza migratoria che ha coinvolto la provincia di Palermo ed in particolare le popolazioni dei centri abitati compresi nell‘area geografico-culturale dominata dalla Rocca Busambra: Baucina, Bolognetta, Campofelice di Fitalia Cefalà Diana, Ciminna, Corleone, Godrano, Marineo, Mezzojuso, Prizzi, Vicari,Ventimiglia di Sicilia, Villafrati. Promuove la conservazione della memoria storica e la conoscenza critica del fenomeno migratorio, favorisce la riflessione sulle sue cause e conseguenze, sui legami con le comunità degli emigrati; approfondisce il ruolo svolto dalle donne nelle diverse fasi dell’esodo migratorio; stimola un confronto tra la mobilità umana del passato e quella contemporanea. Fa parte della Rete dei Musei siciliani dell’emigrazione nata nel 1999, coordinata dal prof. Marcello Saija, che comprende le strutture di Acquaviva Platani, Canicattini Bagni, Giarre, Giarratana, Salina, Santa Ninfa, Savoca.

Un museo del territorio

Il Museo raccoglie donazioni temporanee o permanenti di documenti, foto, oggetti, filmati effettuate dai cittadini e si avvale della partecipazione attiva di volontari, associazioni  e scuole del territorio. Ciascuna donazione sarà documentata da apposita ricevuta e segnalata da pubblico riconoscimento nelle sale dell‘istituzione. Prende nome dal vocabolo siciliano spartenza che indica “separazione, divisione, distacco” ed è presente in molti canti popolari, nelle tradizioni religiose, nel titolo del libro di Tommaso Bordonaro “La spartenza” (Einaudi 1991, Navarra 2013), da cui è stata tratta l’opera teatrale omonima messa in scena dalla Compagnia del “Teatro del Baglio” di Villafrati. Ha come logo un globo terrestre - che indica il carattere planetario delle migrazioni, la presenza dei siciliani in ogni regione del mondo - diventato gomitolo per ricordare l’abitudine di molti che si imbarcavano di affidare il capo di un gomitolo di lana ai parenti che restavano nei porti: l’interruzione del filo segnava il definitivo distacco. Ha sede nel settecentesco Palazzo Filangeri nel complesso del “Baglio”, fino a metà del Novecento residenza e centro del potere amministrativo-economico-politico dei latifondisti conti di San Marco, principi di Mirto, poi acquisito dal Comune di Villafrati.

Galleria fotografica


Il giorno dell'inaugurazione
Famiglia Costa in partenza 
Famiglia di emigrati di origine siciciliana negli Usa, anni '30 
I fratelli Mentesana da Campofelice di Fitalia (Palermo) a Kansa City inizio '900

Italiani d'Argentina 

Gigantografia Museo delle Spartenze
Lettere di emigrati in America

Gruppo di visitatori 
Ricordi

Teatro del Baglio, spettacolo "Merica, Merica!"

Video dell'inaugurazione del museo