La Sicilia terra di frontiera

Il fenomeno dell’immigrazione si è affermato in questi anni come nodo cruciale per ogni serio tentativo di comprendere, e possibilmente prevedere, le dinamiche di sviluppo delle società contemporanee. A partire dagli anni novanta i flussi migratori, verso il nostro Paese si sono significativamente intensificati rendendo l'Italia uno dei punti primari di approdo E' in quegli anni che l'opinione pubblica presta sempre più attenzione al fenomeno diventando tema di dibattito sociale, anche se, in questa fase, il fenomeno riguarda ancora aree limitate.  Successivamente, il fenomeno ha comportato l’assunzione di stereotipi e generalizzazioni con il risultato di considerare la presenza dello straniero  come un tema molto spinoso o come pericolo e  minaccia all’integrità della identità nazionale. Infatti, molti sono i commenti  negativi riguardo agli sbarchi di clandestini sulle coste del Meridione, centinaia sono i giudizi di condanna di fronte a notizie di cronaca nera che vedono coinvolti gli immigrati. Il fenomeno delle migrazioni ha interessato soprattutto la Sicilia che, fin dagli anni ’60 del secolo scorso, data la sua centralità e la sua storia millenaria, è stata sempre crocevia di migranti proveniente dall’Europa, dall’Asia e dall’Africa. I primi movimenti migratori risalgono agli anni seguenti il terremoto del Belice, nel 1968, soprattutto nelle zone del trapanese ed a Mazara del Vallo, dove gli immigrati trovarono occupazione nei settori agricoli e nella pesca. Negli anni ’70 si assiste ad un mutamento delle traiettorie di provenienza dei flussi perché riguardano in preminenza donne di origine africana o filippine, attratte da alcuni settori del mercato (collaborazione domestica). La mobilità verso la Sicilia, nell’ultimo decennio, ha conosciuto il volto peggiore della globalizzazione, date le politiche di chiusura e respingimento nei confronti dei migranti da parte dell’Europa. A partire dal 2011 la Sicilia  è diventata uno dei principali fortini da protezione della trincea di guerra che il capitalismo globale e la fortezza Europa affrontano contro i migranti, com’è testimoniato dalla numerosa presenza di CPTA (centri di accoglienza di  permanenza temporanea), dall’inarrestabile cronaca di morte dei migranti naufragati o uccisi nel canale di Sicilia o, come è accaduto nel Deserto Libico, dalle politiche di respingimento dei migranti da parte  italiana a seguito di uno specifico accordo con la Libia.  L’impreparazione ad accogliere e ad inserire in schemi ben codificati, all’interno della propria struttura, individui provenienti in massa dall’esterno,  mette in crisi le città. Questa impreparazione si trasforma spesso nel rifiuto dell’altro provocando situazioni di marginalità non solo sociale, economica e politica ma anche spaziale in quanto, nella maggior parte dei casi, i loro spazi abitativi sono situati in zone periferiche o degradate. 
Onorina Agnello

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