Le donne e la migrazione

L’emigrazione è stata tradizionalmente descritta come un’esperienza al maschile, trascurando il flusso migratorio delle donne, a lungo giustificata con la scarsa considerazione del loro vissuto. Diverse per provenienza, progetto migratorio, età e posizione nella famiglia, la maggior parte di esse, avevano alle spalle le medesime esperienze: vissute in un mondo patriarcale dominato da rigidi rapporti di autorità, nessuna dimestichezza con la scrittura, nessuna conoscenza linguistica. L’adattamento alla nuova realtà fu difficile, faticoso e lento ma anche foriero, se non di emancipazione, di profondi mutamenti nella loro vita e nelle loro aspirazioni.
 Appare piuttosto elevata la percentuale di donne, spesso ragazze e bambine, che si imbarcano per il Nuovo Mondo. A livello nazionale verso gli Stati Uniti, la presenza femminile fu consistente e in continuo aumento: dal 21,1% degli anni 1881-1890, al 30,6% nel 1911-20 per raggiungere quasi il 40% negli anni tra il 1921 e il 1930. Le partenze maschili erano maggiori rispetto a quelle femminili. Analizzando un campione di 1203 migranti, dal paese di Villafrati, che partì negli anni tra il 1892 e il 1924, il 61% è di genere maschile e il rimanente 39% è di genere femminile. Si può osservare, dunque, che nel primo periodo la percentuale maschile di emigranti è pari al 61% e resta tale anche nel secondo periodo. Lo stesso accade per quanto riguarda la percentuale riguardante l’emigrazione femminile che è pari al 39%, sia nel primo che nel secondo periodo.
È interessante rilevare che il 74% delle donne partono nel secondo periodo, ovvero quando l’adozione di diversi provvedimenti, dal 1917 al 1924, convinse molte donne ad avviare le pratiche di ottenimento del passaporto per sé e i propri figli minori, in quanto i figli maggiorenni, in tempi precedenti, avevano già raggiunto il genitore. Le donne partirono con la prospettiva di restare segnando una tendenza ben visibile a partire dall’inizio degli anni ’20 quando la rigidità delle frontiere interruppe il regolare andirivieni degli uomini e rafforzò la scelta di stabilirsi all’estero.
Sia che fossero emigrate sole, in gruppo o con la famiglia, sia che la loro scelta fosse autonoma o che partissero in seguito ad una decisione maschile, l’abbandono del paese natale, la vita e il lavoro in un paese lontano indussero mutamenti profondi nella loro vita e nelle loro aspirazioni.
Le donne giovani e le ragazze erano le più desiderose di lasciarsi alle spalle le fatiche dei lavori dei campi e la rigida sorveglianza della famiglia e della comunità. Molte di loro partirono per raggiungere parenti o per sposare un connazionale che molto spesso conoscevano solo attraverso una fotografia.
Onorina Agnello

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