Il naufragio dell'Utopia

Il piroscafo a vapore Utopia, di proprietà dell’Anchor Line di Glasgow, partito da Trieste nel 1891 con pochi passeggeri, ne aveva imbarcati sette a Messina e 57 a Palermo. A Napoli salirono a bordo 727 tra uomini e donne provenienti dalle regioni del centro-sud. Si contarono in totale 813 passeggeri, di cui 661 uomini, 85 donne, 55 ragazzi, 12 poppanti. I membri dell’equipaggio erano 68, comandati dal capitano John Mac Keague. Il dodici marzo la nave partì da Napoli diretta a New York. Dopo cinque giorni di navigazione, intorno alle 18, arrivò a Gibilterra. Entrò nel porto sotto vapore, a mezza velocità, con un mare in forte tempesta e col buio che impediva la visibilità delle altre presenze in mare. Per una falsa manovra, l’Utopia andò a urtare con la corazzata inglese Anson, riportando sulla mezzeria uno squarcio di circa dieci metri. Fu dato subito l’allarme, le altre navi presenti accesero i fanali per illuminare la zona dell’impatto e gettarono in mare le scialuppe di salvataggio.  A terra ci fu subito grande eccitazione e confusione. Le grida dei naufraghi erano altissime ma sporcate dal mare grosso. Molti passseggeri e marinai si gettavano in mare cercando di salvare qualche amico o parente caduto in acqua. Alla fine i morti furono 537 secondo i dati ufficiali, anche se pare ci fossero a bordo molti clandestini. Il governo italiano si preoccupò di onorare il coraggio di due marinai inglesi annegati nel tentativo di salvare dei passeggeri, ma nessuno si preoccupò di un risarcimento adeguato alle famiglie degli emigranti deceduti. Il governo risarcì le famiglie delle vittime con un sussidio di circa 23 lire per ogni legittimo erede, mentre la compagnia armatrice non sborsò mai un centesimo. Il capitano Mac Keague fu assolto da ogni responsabilità ed ebbe persino restituita la licenza di comandante. Dei 294 salvati, 137 tornarono a Napoli e furono alloggiati nelle locande a spese della stato italiano. Altri 153 ripresero la rotta per New York con il piroscafo Anglia. Pare che all’arrivo della nave in questo porto, qualcuno dei parenti in attesa, non vedendo arrivare i propri congiunti, si sia gettato in mare per la disperazione. Le vittime siciliane furono 35, di cui 13 provenienti da Mezzojuso, 9 da Termini Imerese, uno da Casteltermini (AG), uno di Lucca Sicula e 11 da Marianopoli (CL).  Le vittime di Mezzojuso furono: Francesco Bausano di anni 41,  Francesco Burriesci di 24, Maria Burriesci di 5, Vincenza Burriesci di 7, Giuseppe Chetta di 9, Giuseppe Chetta di 51, Angela Cullotta di 23, Ciro Di Miceli di 26, Rosa Figlia di 42, Antonina La Gattuta di 35,  Nicolina Burriesci di  12, Dario Mistretta di 7, Provvidenza  Mistretta di 1 anno. R.L.

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